Nel 2018 il Ministero delle Risorse Naturali Non Rinnovabili dell’Ecuador ha approvato diverse concessioni minerarie per più di 4.600 ettari di terreno nell’area dichiarata ‘Riserva della Biosfera’, in spregio alle norme di tutela ambientale. Con il pretesto di fare sondaggi, alcune multinazionali minerarie hanno già cominciato a scavare gallerie di 5-10 chilometri, peraltro illegalmente in quanto prive di licenza ambientale. Se le concessioni minerarie venissero messe in atto avrebbero un impatto devastante sulle comunità di Pacto e di Gualea, con la distruzione di un ecosistema particolarmente ricco di biodiversità e l’inquinamento irrimediabile del bacino del fiume Chirapi, dati i prodotti chimici utilizzati. Tra gli impatti più preoccupanti dell’attività mineraria: l’uso sproporzionato di acqua (25 volte più dell’acqua utilizzata dall’intero distretto di Quito), che verrebbe sottratta alla popolazione e all’agricoltura, rendendo impossibile continuare la produzione e la lavorazione della canna da zucchero, su cui si basa l’economia locale.
Per scongiurare questi rischi i campesinos della cooperativa Copropap di Pacto, produttrice di canna da zucchero, insieme ad alcune associazioni coordinate dal Municipio di Pacto, hanno dato vita al Frente Antiminero Pacto por la Vida el Agua y la Naturaleza. Sebbene il Frente non sia ancora giuridicamente riconosciuto, è già riuscito ad ottenere l’indizione di un referendum per dare voce alle comunità locali sullo sfruttamento minerario e ad organizzare forme di resistenza nonviolenta come presìdi e blocchi stradali dei camion delle multinazionali minerarie che hanno già cominciato a scavare. I campesinos che partecipano ai blocchi non possono però lavorare nei campi e perdono parte del loro reddito. Inoltre, sono sottoposti a continue minacce a scopo intimidatorio e a denunce pretestuose da cui devono difendersi in tribunale. La forte pressione psicologica ha effetti negativi anche sulla loro salute.
Eddyn Javier Cortez Duran, vicepresidente del Frente Antiminero con cui la ReteRR di Trento è in contatto da tempo, ha presentato i bisogni attuali del Frente, relativi alla difesa legale delle persone incriminate, al sostegno economico e sanitario ad alcuni di loro che si sono ammalati, le spese per la campagna referendaria e per l’organizzazione dei presìdi stradali. La Rete Radiè Resch approva l’operazione per un sostegno di 3.000 euro annui per il prossimo triennio.