Palestina: denuncia delle donne palestinesi della PWWSD a 100 giorni di guerra genocida Gennaio ’24

A 100 giorni di guerra genocida nella Striscia di Gaza, le donne della ‘Palestinian Working Women Society for Development’, da anni referenti di operazioni sostenute dalla Rete Radiè Resch a favore delle donne palestinesi e referenti della raccolta straordinaria a sostegno delle donne di Gaza, hanno pubblicato un’accurata denuncia della situazione. Le 27 pagine del documento descrivono dettagliatamente la situazione della Striscia, quantificando le molteplici, tragiche conseguenze sulle persone (morte, disperse, ferite, sfollate, esposte a fame, infezioni, malattie e a gravi traumi psicologici) e i disastrosi danni subiti dalle infrastrutture (unità abitative, ospedali, scuole) e dalle attività economiche. Al link https://pwwsd.org/single-library/155/en trovate il testo completo in inglese.

Riportiamo qui la conclusione del documento:

“… poiché la Palestina è riconosciuta dall’Assemblea Generale dell’ONU come stato, le Nazioni Unite dovrebbero assumersi la responsabilità di proteggere i palestinesi. Il silenzio delle Nazioni Unite non è più accettabile. Non c’è dubbio che l’occupazione stia violando tutti i principi del diritto internazionale e dei diritti umani e che, di conseguenza, l’occupante dovrebbe rispondere di questi crimini.

La storica decisione della Repubblica del Sudafrica di rivolgersi alla Corte Internazionale di Giustizia contro la guerra di genocidio che l’occupazione israeliana sta commettendo contro i palestinesi  (e, possiamo aggiungere oggi, la storica decisione della Corte Internazionale di accettare il caso contro Israele), è un passo sulla strada giusta. Questo passo contribuirà a mettere le agenzie internazionali di fronte alle loro responsabilità e a porre fine al genocidio in corso.

Tutti i passi compiuti in questo senso, compresa la presentazione di cause contro i criminali di guerra israeliani nei tribunali nazionali, contribuiranno a portare giustizia nel mondo e a fermare i criminali. Apprezziamo molto la solidarietà internazionale con i palestinesi. E’ grazie agli sforzi dei movimenti popolari che hanno marciato per le strade contro l’aggressione che la posizione di alcuni governi occidentali sta cambiando. Confidiamo che sia la gente a creare il cambiamento e scommettiamo sul sostegno del mondo libero per spingere a porre fine all’aggressione e a fermare il genocidio. 

È tempo di rendere conto dell’occupazione per i suoi crimini. E’ tempo di imporre sanzioni allo stato occupante, secondo la Sezione VII della Carta delle Nazioni Unite, per porre fine all’occupazione della Palestina. Il crimine di genocidio in corso è una chiara manifestazione della politica di occupazione che i palestinesi affrontano da 75 anni. Senza porre fine all’occupazione, che di per sé è una violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario, la sicurezza del mondo rimarrà minacciata.”

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