Le aziende agricole palestinesi affrontano numerose sfide, derivanti principalmente dall’occupazione israeliana. Ostacoli come restrizioni al movimento, chiusure improvvise, embargo economico, distruzione delle proprietà da parte dei coloni israeliani e controllo delle risorse idriche compromettono la sostenibilità dell’agricoltura, un pilastro fondamentale dell’economia e dell’identità palestinese. Dopo il 7 ottobre 2023, la situazione dell’occupazione è ulteriormente peggiorata, con l’intensificarsi delle restrizioni e delle violazioni da parte dei coloni. Inoltre, quest’anno i cambiamenti climatici hanno esacerbato la situazione, con caldo estremo e poca pioggia che hanno reso più difficile l’irrigazione e la crescita delle coltivazioni.
La proposta di questa nuova operazione, approvata dalla Rete Radié Resch, è stata inviata da Ibraheem di Betlemme a Giorgio Gallo (Rete di Pisa). Ibraheem, proveniente da una famiglia palestinese profuga dalla Nakba, si è laureato in Scienze per la Pace all’Università di Pisa e, dopo una breve permanenza negli USA, ha deciso di tornare in Cisgiordania a lavorare in un piccolo uliveto che è poi diventato parte della Zakrawi Farms, un’azienda cooperativa agricola palestinese che produce miele, olio d’oliva e zaatar (timo palestinese) a Betlemme, Ramallah e Gerico.
A Betlemme l’accesso agli uliveti è ostacolato da un muro di separazione costruito dagli israeliani: gli agricoltori palestinesi possono accedervi solo tramite permessi temporanei, ma dopo il 7 ottobre 2023 i permessi sono stati insufficienti per completare tutti i lavori agricoli. Inoltre, il 60% delle olive sono state rubate dai coloni israeliani e un incendio appiccato dai coloni ha distrutto 45 arnie con le api che contenevano. La nuova operazione prevede quindi il sostegno alla ripresa e alla compensazione delle attività danneggiate delle Zakrawi Farms, in particolare per l’acquisto di attrezzature di supporto all’apicoltura, la piantagione di nuovi ulivi e la costruzione di pozzi per la raccolta della pioggia e di sistemi di irrigazione.
Ibraheem scrive che il progetto è il loro Sumud: resistere e continuare la vita e le attività nella loro terra, nonostante le difficoltà.