Betlemme, Cisgiordania: Nuova operazione di sostegno alle Zakrawi Farms Gennaio ’25

Le aziende agricole palestinesi affrontano numerose sfide, derivanti principalmente dall’occupazione israeliana. Ostacoli come restrizioni al movimento, chiusure improvvise, embargo economico, distruzione delle proprietà da parte dei coloni israeliani e controllo delle risorse idriche compromettono la sostenibilità dell’agricoltura, un pilastro fondamentale dell’economia e dell’identità palestinese. Dopo il 7 ottobre 2023, la situazione dell’occupazione è ulteriormente peggiorata, con l’intensificarsi delle restrizioni e delle violazioni da parte dei coloni. Inoltre, quest’anno i cambiamenti climatici hanno esacerbato la situazione, con caldo estremo e poca pioggia che hanno reso più difficile l’irrigazione e la crescita delle coltivazioni.

La proposta di questa nuova operazione, approvata dalla Rete Radié Resch, è stata inviata da Ibraheem di Betlemme a Giorgio Gallo (Rete di Pisa). Ibraheem, proveniente da una famiglia palestinese profuga dalla Nakba, si è laureato in Scienze per la Pace all’Università di Pisa e, dopo una breve permanenza negli USA, ha deciso di tornare in Cisgiordania a lavorare in un piccolo uliveto che è poi diventato parte della Zakrawi Farms, un’azienda cooperativa agricola palestinese che produce miele, olio d’oliva e zaatar (timo palestinese) a Betlemme, Ramallah e Gerico.

A Betlemme l’accesso agli uliveti è ostacolato da un muro di separazione costruito dagli israeliani: gli agricoltori palestinesi possono accedervi solo tramite permessi temporanei, ma dopo il 7 ottobre 2023 i permessi sono stati insufficienti per completare tutti i lavori agricoli. Inoltre, il 60% delle olive sono state rubate dai coloni israeliani e un incendio appiccato dai coloni ha distrutto 45 arnie con le api che contenevano. La nuova operazione prevede quindi il sostegno alla ripresa e alla compensazione delle attività danneggiate delle Zakrawi Farms, in particolare per l’acquisto di attrezzature di supporto all’apicoltura, la piantagione di nuovi ulivi e la costruzione di pozzi per la raccolta della pioggia e di sistemi di irrigazione.

Ibraheem scrive che il progetto è il loro Sumud: resistere e continuare la vita e le attività nella loro terra, nonostante le difficoltà.

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