Da diversi anni la Rete Radié Resch ha contatti diretti con il Perù attraverso l’operazione Yanamayo a sostegno dei detenuti politici peruviani incarcerati all’epoca del governo-dittatura di Fujimori. Oltre a sostenere le spese vive degli avvocati dei prigionieri politici che, pur detenuti ingiustamente, sono ancora in carcere, l’operazione si è recentemente concentrata a sostenere gli ex-detenuti politici che sono stati liberati e le loro famiglie nel difficile periodo di reinserimento nella società/ricerca di una collocazione lavorativa stabile e a sostenere alcuni ex-detenuti che avevano contratto il Covid e/o necessitavano di cure mediche urgenti (poiché in Perù medicinali e cure mediche sono tutti a pagamento).
Valentina del Vecchio, in contatto con Annibal Apari Sanchez e l’Associazione “Yanamayo” (referenti locali dell’operazione), ci invia il loro punto di vista, diverso da quello trasmesso dal circuito dei media, sul cosiddetto “tentato colpo di stato” di Castillo e quanto accaduto successivamente:
“L’impressione, o perlomeno il dubbio, è che questo tentato “colpo di stato” possa essere stato orchestrato dalle forze di destra e conservatrici del Perù perché Castillo, al di là dei suoi errori e dei suoi lati controversi, si era posto in una posizione scomoda rispetto ai poteri forti del Perù, agli interessi economici stranieri e delle oligarchie nazionali. Aveva infatti reiterato la sua volontà di rinegoziare i contratti delle imprese minerarie ed energetiche del paese in modo da creare condizioni di sfruttamento delle risorse più giuste e favorevoli al popolo.
Non si capisce perché Castillo abbia letto quel messaggio, è un mistero, nel video appariva visibilmente turbato, quasi avesse ricevuto qualche forma di minaccia. In ogni caso, quello che diceva nel messaggio: sciogliere il parlamento, riorganizzare il potere giudiziario e i poteri del Perù che formano il potere esecutivo, è una richiesta a livello nazionale da molto tempo. La richiesta di cambio costituzionale (la costituzione attuale risale alla dittatura di Fujimori) è da anni fortissima nel paese. Ma ci sono interessi troppo forti che ostacolano questo cambio. Certo resta un mistero il messaggio imperativo e improvviso. Inoltre, le due accuse della Pubblica accusa a Castillo: cospirazione e ribellione, appaiono assurde. Si tratterebbe dell’unico presidente nel mondo che si è ribellato contro sé stesso. E anche che cospira da solo: la sola parola “cospirazione” presuppone un gruppo. Il primo caso di un Presidente che fa un golpe senza l’appoggio dell’esercito.
La reazione della società civile è forte. Il popolo sta protestando perché vuole che la vicepresidente Dina Boularte si dimetta, principalmente per due motivi: il primo è che quando è stata proclamata presidente è apparsa in TV come se il tutto fosse già stato previsto. In questo caso, sì, si è trattato di cospirazione. Secondo: invece di indire subito le elezioni, che è quello che la gente chiede a gran voce, vuole presentare un progetto al Parlamento per indire le elezioni a luglio 2024.”
Il 18 dicembre il Tribunale per le indagini preliminari ha deciso che l’ex-presidente Castillo resterà in carcere per 18 mesi. La protesta è dilagata. Così gli scioperi a sostegno di Castillo. Ma le vittime nei disordini e negli scontri con la polizia sono aumentate (erano già 18 il 18 dicembre). Il governo ha decretato il coprifuoco in 15 province del paese.